I casi di omicidio del coniuge/partner, altresì detto Uxoricidio, sono purtroppo all’ordine del giorno, riempiono le pagine dei nostri giornali, le aule dei nostri tribunali e le poltrone dei talk show televisivi.
Un fenomeno crescente di spregio per la vita umana che sembra ormai inarrestabile e che, anzi, sembra autoalimentarsi producendo delitti sempre più frequenti ed efferati.
Al centro dell’attenzione giudiziaria, e conseguentemente di quella mediatica, sono i volti e le storie delle vittime e dei loro carnefici in un costante equilibrismo tra sete di giustizia, bisogno di comprendere e morboso voyeurismo…chi resta viene invece dimenticato.
I figli di quelle famiglie distrutte dallo sconsiderato gesto di un istante restano come ombre sullo sfondo di storie più grandi di loro, senza che la loro voce venga ascoltata e che venga loro garantita una giusta ed effettiva tutela.
Proprio a tale stortura tenta finalmente di porre rimedio il legislatore che con la legge n. 4 dell’11 gennaio 2018 ridisegna in più parti codice penale e codice civile per tutelare maggiormente gli orfani frutto di delitti consumati tra le mura domestiche.
Riforma delle intercettazioni: il nuovo 617 septies c.p. – Alessandro Calogiuri Avvocato penalista Ancona
Il 29 dicembre scorso il Consiglio dei Ministri ha definitivamente approvato il decreto legislativo che riforma la disciplina delle intercettazioni nel processo penale attuando così la delega contenuta nell’art. 1, c. 84 della L. 23 giugno 2017 n.103.
La modifica entrerà in vigore dopo sei mesi dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (unica eccezione sarà per la nuova previsione relativa alla pubblicabilità dell’ordinanza di custodia cautelare che sarà invece efficace trascorso un anno), la pubblicazione al momento è prevista per gennaio.
Si tratta di un intervento riformatore che tenta, forse non riuscendoci, di comporre il difficile equilibrio tra la necessità per le Procure di utilizzare un così fondamentale strumento d’indagine e, dall’altro lato della bilancia, il diritto dei cittadini a non veder immotivatamente compresso il proprio diritto alla riservatezza e alla difesa.